Sono un po’ preoccupato per i ragazzi che crescono con questi nuovi “comportamenti digitali”. Ancor più preoccupato di quando questi ragazzi diventeranno degli adulti cittadini del mondo. Se ci si guarda intorno emerge con chiarezza un fatto importante: la vita tecnologica “up to date” ci fa propendere sempre di più per la “gratificazione immediata” a fronte di una soddisfazione più prolungata e dilatata nel tempo. Più che altro il mondo sta correndo freneticamente. Oggi tutto è accessibile a tutti. All’età in cui ho avuto il mio primo computer oggi i ragazzi hanno Playstation, PSP, smartphone, iPod, iPad e, ovviamente, il computer. L’innovazione tecnologica, se da un lato ci permette di fare le cose in maniera più agevole facilitandoci non poco la vita, dall’altro costringe ad adeguare le prestazioni di un essere umano a quelle di un microprocessore. Con differenze fondamentali: il microprocessore non deve pensare, non si stanca, non ha una vita all’infuori del computer e non ha sentimenti.
Non fraintendetemi, sono innamorato della tecnologia e delle sue enormi potenzialità, ma non posso non notare che, sempre di più, i clienti vorrebbero dei collaboratori simili a delle macchine. Anche nel modo di “non pensare”. Soprattutto vorrebbero che le nostre prestazioni fossero equiparabili a quelle di una macchina. Ormai l’ansia da prestazione non è più solo una prerogativa che attiene alla sfera sessuale. Nei posti di lavoro la frase più abusata è “siamo in ritardo!”. Sempre, perennemente in ritardo. Rispetto a chi o a cosa non ci è dato saperlo. Non c’è più tempo per pensare, creare, riflettere, confrontare e confrontarsi. Bisogna chiudere un progetto in fretta perché nel frattempo sei già in ritardo su un altro che avresti dovuto cominciare il giorno prima e che ti era stato “brieffato”, manco a dirlo, in ritardo. Il problema è che questa ricerca spasmodica e compulsiva per un risultato immediato ci fa perdere di vista il valore delle cose e, soprattutto, delle persone. Non siamo più in grado di governare i nostri istinti e le nostre emozioni. A volte nemmeno i comportamenti. Tutti i miei progetti lavorativi sono delle eiaculazioni precoci. immaginate la soddisfazione. O peggio ancora, immaginate di trombare con uno vicino che ogni 5 minuti ti chiede a che punto sei.
È provato che le persone che raggiungono i più elevati livelli sociali ed economici e le aziende che raggiungono il successo, prendono decisioni e fanno sacrifici che potrebbero non ripagarli per mesi o addirittura per anni, ma che, nel medio termine, danno risultati più che gratificanti. Per contro, le persone di scarso valore nella società sono persone che, qualsiasi cosa facciano, cercano una gratificazione immediata. Sono quei clienti che, invece di “perdere tempo” a costruire un solido rapporto con un collaboratore o un partner commerciale, con il quale potrebbero fare numerosi affari, si limitano a cercare di concludere il lavoro nel minor tempo possibile contrattando fino all’inverosimile su tempistiche e denaro.
Sono quegli imprenditori che, invece di fermarsi un po’ di più a dialogare con i propri collaboratori, ottenendo un valido aiuto nel futuro, si limitano a “spremerli” per ottenere il massimo risultato momentaneo, salvo poi trovarsi nel lungo termine una forza lavoro stanca e demotivata. La prospettiva temporale a breve termine uccide le aziende che si limitano a vendere e consegnare senza innovare. Soprattutto, uccide l’entusiasmo e le speranza di giovani e promettenti professionisti, che invece di imparare davvero una professione attingendo dai colleghi “anziani”, sono costretti, dalla frenesia del lavoro, ad ottenere il massimo con il massimo sforzo in nome dello stipendio. A volte nemmeno troppo gratificante.
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