Per i profani della comunicazione pubblicitaria, il product placement è l’inserimento di un prodotto o di un brand in un contesto narrativo come può essere un film, una fiction, un video (musicale e non), un romanzo. A differenza degli spot pubblicitari tradizionali, nel product placement si fa leva sul fatto che lo spettatore è attento e conivolto emotivamente dalla narrazione di ciò che sta guardando o del libro che sta leggendo, non è distratto dalla pubblicità, e soprattutto, non può sottrarsi. Aumenta quindi il potere persuasivo del brand. Può sembrare una tecnica un po’ subdola, sicuramente è incisiva. La forza del messaggio pubblicitario veicolato dal product placement si associa alla tensione emozionale costruita dal film. Il marchio si fonde con la storia. Grazie al product placement alcuni prodotti sono diventati famosi, addirittura degli status symbol. Basti pensare al Vodka-Martini e le Aston Martin di James Bond.
Fino al 9 febbraio 2004 in Italia era vietato in quanto forma di pubblicità occulta. Il decreto Urbani lo ha reso possibile, a patto che il prodotto/brand venga collocato in un contesto pertinente. Nell’ultimo film di Paolo Sorrentino “La grande bellezza” il product placement è un valore aggiunto che non scade nell’eccesso e non intacca la credibilità del film. Apple, Martini, Disaronno, San Pellegrino, Banca polopare di Vicenza (che ha finanziato la pellicola) sono alcuni dei brand entrati a far parte della storia del film. Marchi storici e conosciuti che fanno parte dell’immaginario collettivo dando al film un allure di “Dolce Vita”.
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Brand naming. Quando l’intuito batte la ragione.
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