Cyrus Highsmith è un typedesigner che ha fatto un esperimento interessante: ha trascorso un’intera giornata rinunciando a tutti quegli oggetti che contenevano scritte con il font Helvetica. Giornali, alimentari, persino mezzi di trasporto. Tanto per dare un dato, secondo il libro
«Just my type: a book about fonts» di Simon Garfield, esistono più di 100.000 fonts differenti al mondo, quindi l’esperimento di Highsmith, non era affatto facile da mettere in pratica. Dalla segnaletica dei mezzi pubblici, dalla carta di credito al telecomando della tv fino alle etichette degli abiti, Highsmith si è reso conto che l’Helvetica impera ovunque. Sfida persa. Da quando Max Miedinger nel 1957 lo disegnò per la fonderia svizzera Haas, l’Helvetica è diventato il font più usato in assoluto. È stato il primo carattere tipografico ad entrare nella collezione di un museo, e non uno qualunque, bensì il Moma di New York. Gli hanno persino dedicato un film. Nello scibile dei caratteri tipografici l’Helvetica è il più riconoscibile, leggibile ed elegante, con un tecnicismo molto apprezzato dai grafici di tutto il mondo. Essenziale e risoluto: il carattere tipografico per definizione. Con l’Helvetica non sbagli mai. L’amore per questo font non è mai venuto meno, anzi, col passare del tempo cattura sempre nuovi adepti, grazie ad una famiglia molto ampia, nonostante le ormai migliaia di imitazioni in circolazione, in primis l’Arial. Compagnie aeree, case automobilistiche, aziende note e meno note hanno l’Helvetica (o un suo derivato) nel marchio. Forse non ci avete mai fatto caso. Vi rinfresco la memoria visiva…
0 commenti