Sono sempre stato attratto dai disegni fatti a mano libera. Gli “sketch“, o schizzi, o rough, o disegni preparatori di un progetto, hanno sempre esercitato un certo fascino e spesso li ritenevo più efficaci del disegno o dell’immagine finale. Hanno un gusto e una carica emotiva che nessuna immagine digitale può uguagliare. Agli occhi di qualcuno, la pratica manuale della grafica può apparire come un’espressione in contrasto con l’affermazione della grafica digitale, eppure l’utilizzo della matita e dei pennarelli è molto comune tra i designer, anzi, è il punto di partenza di qualsiasi cosa. Rappresenta il divenire di un’idea che prende forma dal pensiero.
Penso ad esempio a Leonardo, un maestro in quest’arte, che ho avuto modo di apprezzare nella mostra a lui dedicata alle Scuderie Juvarriane della reggia di Venaria Reale. Un esempio di straordinaria convergenza tra osservazione, ricerca artistica e ricerca scientifica. Attraverso i suoi disegni Leonardo realizza quella sperimentazione di forme e soluzioni compositive che accomuna i diversi ambiti della sua attività artistica. Una pratica in cui l’intento della rappresentazione è inscindibile dal processo della conoscenza e riflette ricerche, esperienze, invenzioni, riflessioni, seguendo i processi creativi e conoscitivi della sua mente. Il suo stile ha addirittura dettato un trend in advertising. Molte pubblicità di prodotto in passato (qualcuna ancora oggi) sono ispirate ai suoi disegni. Con l’uomo di Vitruvio è stato fatto più o meno di tutto.
Leonardo Da Vinci – Disegni preparatori dell’Ultima cena
Da un po’ di tempo lo sketch design è tornato in auge, forse per una sorta di reazione al web 2.0, così patinato, con icone lucide, metalliche, tridimensionali e piene di riflessi.
Molti siti e portfolio di designer vengono realizzati con questo stile dal sapore un po’ retrò, che crea una percezione tattile, artistica, che sicuramente colpisce dando una sensazione meno fredda, più genuina. In molti casi gli elementi grafici vengono disegnati a mano su carta e scansionati, mantenendo la caratteristica imprecisione del rough. Matite, pennarelli, penne, carboncini, danno un tocco unico e artistico.
Il risultato migliore si ottiene quando tutti gli elementi di design hanno lo stesso stile, compresi i testi e i fondi, che spesso sono fogli di quaderno con tanto di strappi, pieghe e buchi. E se qualcuno dovesse avere una brutta grafia, ci sono centinaia di font (ad esempio
qui) che simulano la scrittura a mano e il disegno del carattere, che possono aiutare a dare uniformità al progetto.
2 commenti
aristotele · 25 Gennaio 2012 alle 10:21
Era un mio sogno: la scuola di Design industriale allo IED di Milano. Sognavo Giugiaro, Bertone, Pininfarina, Zagato, ma forse la timidezza o la paura di non essere in grado di dimostrare qualcosa mi ha frenato parecchio. Ammirare certi disegni di un tempo vuol dire ammirare una vera e propria opera d’arte. La perfezione e lo stile di un disegno a mano libera, che sia fatto a china o a biro o matita ha un rilievo artististico senza pari. Dentro ci trovi l’anima di chi si è speso per dare alla luce i particolari costruttivi di un prodotto. Adesso è notoriamente tutto diverso dai tempi in cui tra righe, squadre, tiralinee e goniometri nasceva la mitica e intramontabile 500 o la ferrari GTO degli anni ’60 o ancora la X19 (la ferrari povera della fiat, sogno di tanti ragazzi degli anni ’70). Fermi restando le peculiarità di stile, idee, progettazione e creatività, oggi si è perso il gusto dello schizzo. Non conosco bene sketch e cosa può offrire, ma immagino che collegato ad una tavoletta grafica possa fare grandi cose e comunque dare almeno l’impressione di tornare alla progettazione old style.
duepuntozero · 13 Marzo 2012 alle 11:20
Sono assolutamente d’accordo con te. Oltre a guadagnarmi il pane come creativo, faccio anche il musicista. Ho cominciato come tastierista per poi passare al basso. Il passaggio da uno strumento elettronico ad uno con una certa componente acustica (penso al legno e alle corde) mi ha fatto capire quanto sia importante il feeling con lo strumento, il tocco. La stessa sensazione che (al contrario) c’è nel passare dalla matita in graphite alla tavoletta grafica.